Il video-racconto di Alessandro a Milano
Questo che vi proponiamo è un video-ricordo del lontano 2006 che la famiglia Cavallini ha voluto condividere con noi di www.Toscana.Live e con tutti voi. Il montaggio è del maestro Giovanni Cavallini sulle musiche del maestro Francesco Landucci.
Alessandro Cavallini
Ale, aveva solo nove anni e da un anno lottava, fiero, contro il neuroblastoma quarto stadio metastatico chemio-resistente. Dopo due protocolli e numerose chemioterapie, i capelli appena ricresciuti, non era cambiato quasi niente nella «centrale» del suo tumore, ma questo non gli impediva di essere forte e coraggioso. La famiglia camminava per le vie del centro di Milano inconsapevole della resilienza di Ale.
Da quando Alessandro ci ha lasciati sono passati alcuni anni, ma il suo ricordo è vivo nella comunità e rimane una presenza costante nei genitori Rita e Giovanni, nella nonna Deanna e nei fratelli Andrea e Antonio (che vediamo nel video insieme ad Ale – n.d.r).
Rita
ha il dono di “ricevere” dal figlio dei messaggi che con grande forza d’animo solitamente pubblica sul suo profilo facebook. Il tredicesimo messaggio l’ha voluto condividere anche con noi e lo riportiamo di seguito con immensa riconoscenza ed emozione.
FORZA Rita, Giovanni, Deanna, Andrea e Antonio! Insieme ad Ale e a tutti i nostri cari #celafaremo!
Lettera da mio figlio Alessandro numero 13: «Milano»
Ciao mum,
mi pare fuori luogo chiederti come stai, ho visto i tuoi occhi con le lacrime a tracimare, mentre mi rivolgevi un saluto virtuale, direzione camposanto dal settimo cielo che non ho conosciuto.
Babbo sta montando di là in sala e tu senti la mia voce e non puoi fermare il pianto.
Già la mia voce, il timbro particolare della mia voce, le mie ultime parole, la nenia prima di lasciare il vostro mondo, tutto è drammaticamente malinconico, mammina.
Ricordo quando ero io ad essere vulnerabile e voi a ricordarmi continuamente le precauzioni e le attenzioni che dovevo avere per tutelare le mie scarse difese.
Dopo le chemioterapie e i neutrofili in caduta libera, dovevamo stare attentissimi a tutto: cibi congelati perché quelli freschi sono pieni di batteri per me pericolosi, casa asettica quotidianamente pulita, mani lavate decine di volte al giorno e mascherine per chi veniva a trovarmi, ma sempre con molta parsimonia.
Quando mi sono ristabilito un po’, abbiamo trascorso un week end a Milano tutti insieme in occasione della mostra di nonno Furio.
Con babbo abbiamo visitato i posti più caratteristici, ma io ero molto indisciplinato e desideroso di lasciarmi andare senza preoccupazioni.
Invece tu e babbo non facevate che ricordarmi di non mettere le mani nei posti più promiscui, maniglie, corrimano…
Incominciavo lentamente a riappropriarmi dello spazio e del tempo che mi era stato sottratto: camminavo senza prestare attenzione ai semafori, con la testa tra le nuvole, il naso all’insù per vedere vetrine e palazzi nelle vie del centro con una smisurata esuberanza e un’incontenibile allegria per essere dopo tanto tempo, di nuovo a Milano.
Antonio prezioso e attento a me in qualsiasi momento, a sorvegliare i miei passi, a proteggermi dalle insidie batteriologiche, con la sua pazienza, con il suo sorriso.
Ora siete tutti ad essere isolati e mi dispiace tanto di vedervi così…vulnerabili come lo sono stato io, cercando le responsabilità che non ci sono, se non per la natura del genere umano che, in virtù della libertà, si sposta da un capo all’altro della Terra per lavoro, per diletto, per vacanza, per migrare…
Stare in casa a lungo era la nostra quotidianità, estati in cui non abbiamo neppure visto il mare; certo questa situazione riguarda tutti e con conseguenze pesanti per molti, ma sono convinto che non sarà vanificato questo isolamento, che saprete «tenere» il meglio, mi auguro passi presto e possiate di nuovo abbracciarvi con tutto l’amore e l’ardore. Arrivederci mamma, resistete come abbiamo già fatto insieme, vi amo.