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Ecce Donna, Giuseppangela Campus. COOP Volterra

by admin

 

Ecce Donna, l’istallazione realizzata dall’artista sarda Giuseppangela Campus in collaborazione con l’Officina Rolandi, il Comune di Volterra e la UNICOOP Volterra, è una provocazione contro la banalità del quotidiano.

All’interno del supermercato, in quegli spazi che l’antropologo francese Marc Augé, definì Non Luoghi, per la loro assenza identitaria, per quella astrazione che essi generano nella loro condizione di luoghi di passaggio, di ambienti dove è negata la consapevolezza umana dal senso di familiarità e appartenenza ad un vissuto sociale, l’artista sarda, infatti, colloca 14 tavole, 14 tappe di una Via Crucis dove il Vangelo di Giovanni (19,5), consegna al pubblico contemporaneo la Donna – Cristo flagellata e negata nella sua identità di essere. Come Pilato, l’artista svolge il suo ruolo di cronista, riportando nella semplicità delle immagini tutta la contraddizione che le parole spesso offrono alla folla che guarda ma non vede, ascolta ma non sente, mentre si fa forte dei luoghi comuni emettendo verdetti e sentenze.

Consapevole di un vissuto iconografico, dove il corpo femminile si sveste dell’ipocrisia di Eva per dichiararsi innocente nella membra di Susanna, Giuseppangela Campus, circoscrive nella semplicità della linea, tutta la posa plastica descritta da artisti come Giotto, Masaccio, Mantegna, Bernini, Artemisia Gentileschi, ma decurtandola della loro potenza fisica.

Isolata, infatti, dal proprio contesto ambientale, attraverso uno sfondo monocromo, la forma si semplifica nel suo limite grafico, riportando la tridimensionalità dei volumi nel concetto espressivo di linea. La bidimensionalità astrae il soggetto, riflettendo la banalità con cui la violenza sia diventata parte quotidiana di una cronaca che si indigna, si offende, ma non trova soluzioni per contrastarla.  Nessuna descrizione della foto disponibile.

Le 14 martiri, presentano all’osservatore l’oggetto del proprio supplizio, ma negando la brutalità del gesto di chi ha mosso loro violenza. Attraverso la negazione dell’estetica di Andy Wahorl, Giuseppangela Campus denuncia la follia con cui il corpo ha perso la sua identità di soggetto diventando oggetto, merce, strumento di sfogo e di promozione di uno spot pubblicitario.

La natura alienante della strategia di marketing contemporanea si confronta con la banalità del male, trasformando le 14 stazioni della Via Crucis in un pellegrinaggio laico, dove tra i corridoi del supermercato, nella compostezza logica della merce esposta sugli scaffali, è offerta ad ogni osservatore la consapevolezza di essere parte attiva di quella morale che può fare la differenza riconsegnato al gesto e al reato la giusta pena.

 

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